L'Autore

Serena Piazza

Nata a Como, vive a Pavia. È autrice e traduttrice. affetta fin dall’infanzia da “sovrappeso da libri”, ha finito per fare dei libri il proprio lavoro. ha cominciato occupandosi di editoria per ragazzi e successivamente di narrativa straniera. oltre a essere una vorace lettrice, ama la musica, il mare, il sole e andare a caccia di storie, ovunque si nascondano.

L'Illustratore

Nadia Campanotta

Nata a Palermo nel 1978. si è laurea- ta presso l’accademia di Belle arti di Palermo in Decorazione. ha partecipato a numerose mostre di incisione e di illustrazione per l’infanzia a livello nazionale e internazionale. Nel 2008 è stata assistente aiuto-tecnico presso la i cattedra di Decorazione dell’accademia di Belle arti di Palermo. Nel 2011 ha conseguito il Master in illustrazione per l’Editoria ars in Fabula presso l’accademia di Belle arti di Macerata. Docente coordinatore Mauro Evangelista.

Collana: Jeunesse ottopiù
Brossura con elastico 80
Illustrazioni: Nadia Campanotta
ISBN: 978-8895689210

Serena Piazza

Rhapsody in Blue. Parole dalla musica di George Gershwin.

“Il pianoforte non era per me.
Come dite? Ah, sì, scusate.
George Gershwin. Piacere.
A dirla tutta, il mio vero nome sarebbe
Jacob, Jacob Gershowitz, ebreo russo nato nel Lower East Side di Brooklyn, il 26 set- tembre 1898.
Ma dell’East Side vi racconto dopo, non fatemi perdere il filo.
Vi dicevo: il pianoforte non era per me.
Intanto, era di seconda mano e mamma Rose (che in realtà si chiamava Roza) e papà Morris (che in realtà si chiamava Moishe) lo avevano comprato, non ricordo più da chi, per mio fratello maggiore, Ira (che, poi, sarebbe Israel).
A parte me e Ira, la famiglia comprendeva anche nostro fratello Arthur, più pic- colo di me di due anni, e nostra sorella Frances, più piccola di me di otto anni.
Ma torniamo al pianoforte.
Quindi, il pianoforte era per Ira, e anche le lezioni erano per lui.
Insomma, il musicista di famiglia sarebbe stato Ira.
Non che me ne importasse qualcosa di quell’affare che, per me, occupava solo spazio in casa.
A me importava soltanto della strada…”